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A caccia di Coronavirus. Come funziona il tampone nasale.

Non parlerò di trucchi per acchiappare i suidi, ma di come con semplicità, accuratezza, precisione e specificità andiamo a caccia di Coronavirus, scopriamo i virus Covid-19 e varianti eventualmente annidati nelle fosse nasali dell’uomo. Chi ultimamente ha praticato un tampone nasale sa che basta una specie di bastoncino cotonato, farlo reagire in una soluzione a composizione specifica e di questa applicare alcune gocce su un dischetto all’uopo predisposto perché attraverso un processo di cromatografia su carta si ottenga la sentenza: negativo o positivo.

Può sembrare una magia, ma è solo scienza e metodo.

Della cromatografia ne parlò Plinio il vecchio, ma solo il botanico russo Tswett descrisse come e perché una sostanza posta tra un supporto e un liquido si ripartisce secondo le sue intrinseche proprietà chimico- fisiche. Fu la tecnica vincente nel 1940 per individuare e caratterizzare gli elementi della scissione atomica, dette una mano nel 1953 a Crick e Watson per raccontarci del DNA e portarsi a casa il Premio Nobel e fece sognare l’umanità di aver vinto la battaglia contro i batteri: la cromatografia traslata negli impianti industriali portò in farmacia nuovi antibiotici di elevata purezza, fatto impensabile qualche anno prima.

La cromatografia si è pure miniaturizzata offrendo incredibili campi d’impiego. Dai test di gravidanza, ai test in dotazione alle forze dell’ordine per la ricerca di sostanze stupefacenti, dopanti e quant’altro necessiti di risposte veloci, fino appunto ai tamponi per il Covid-19.

Circa il metodo di allestimento del kit per andare A caccia di Coronavirus, possiamo affermare che è relativamente veloce per  un  laboratorio dedicato. Basta avere in mano la causa, il virus per produrre l’antigene, le Ig specifiche. Il resto è già acquisito appunto da molti decenni  di studi sempre in progress.

Savino Roggia

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